Le Alpi Apuane sono montagne uniche e irripetibili per diversi aspetti: in primis per la materia con cui sono composte, quella roccia carbonatica – più conosciuta come marmo – che da caratteristica delizia per scultori e architetti rinascimentali, da decenni si sta tramutando per le stesse in un vero e proprio martirio… Sì, è vero che in questo territorio si estrae il marmo da più di 2000 anni, ma quando è arrivata la tecnologia ad “armare” i bracci dei cavatori, la prima ad essere sacrificata è stata proprio la loro storia e come ha detto il video-maker e ambientalista apuano Alberto Grossi: “in un cinquantennio si è passati dalla clava alla bomba atomica”.
Questa catena montuosa – infatti – dato il suo particolare posizionamento geografico, si colloca in quella fascia climatica di “confine”, che ha regalato a questo territorio, meraviglie floristiche e faunistiche che vivono solo in questa piccola parte di mondo: i cosiddetti endemismi. Sono presenti anche relitti floristici sia di origine artico-alpina (geranium argenteum, Dryas octoptela, Horminum pyrenaicum, linaria alpina…), sia relitti termofili (come la felce osmunda regalis, e euprhorbia dendroides).
Anche la geomorfologia la fa da padrona, data la presenza di doline, valli, morene dell’ultima glaciazione e numerosissime cavità carsiche tra cui spiccano la più profonda a livello italiano, l’Abisso Paolo Roversi in Carcaraia (con il suo dislivello totale di 1350 metri) e la più estesa, il complesso carsico dell’Antro del Corchia (un immenso labirinto di gallerie di origine freatica di cui finora sono stati esplorati soltanto 70 chilometri). La particolare collocazione delle Alpi Apuane, fa sì che il clima porti ad una elevatissima piovosità e quindi ad essere il serbatoio idrico più importante di tutta la Toscana. Tra l’altro, proprio per la natura carsica di questa catena, solo una piccola parte di acqua viene incanalata dai torrenti, la maggior parte penetra nel sottosuolo per riemergere anche in aree molto lontane.
In questo fazzoletto di terra toscana, considerato dai Liguri-Apuani – antica popolazione di origine ligure che già dal IV° secolo avanti Cristo venne a dimorare in Lunigiana, in Garfagnana e in Versilia – estremamente sacro, nel 1985, grazie alla raccolta firme di molte ambientaliste e ambientalisti, fu istituito un Parco Naturale Regionale, che dal 2011 è diventato pure un Geoparco Unesco. Ma questo vero e proprio Ente, non è stato mai sinonimo – come ragione e sostantivo avrebbero consigliato – di tutela ambientale…Perché? Perché all’interno di questo grande contenitore di circa 20.000 ettari, vi sono – incredibilmente – ben 39 sottoinsiemi dove, non solo la biodiversità non è protetta, ma vi sono addirittura dei barbari siti estrattivi che giornalmente la demoliscono pezzo per pezzo.
Purtroppo oggi, grazie a politiche ecocide portate avanti da amministrazioni senza scrupoli, da partiti e sindacati al servizio di lobby e imprenditoria, agevolate da numerosi pubblici ufficiali che non svolgono il loro lavoro come dovrebbero, il mondo sta assistendo allo sbriciolamento di un’intera catena montuosa: quello che il docu-film “Antropocene – L’epoca umana” ha definito come uno dei 43 disastri ambientali a livello planetario. L’avido homo oeconomicus – anche grazie al silenzio complice di molte e molti nativi – sta immolando questo paradiso terrestre sull’altare del più bieco turbocapitalismo: quello che per soldi sta uccidendo habitat faunistici e floristici unici al mondo, inquinando sorgenti purissime, falcidiando irrimediabilmente, crinali, geositi, tranciando di netto cavità carsiche che tutto il mondo ci invidia, rubando 5.000.000 di tonnellate di suolo all’anno.
La nostra comunità militante fonderà la sua esclusiva politica ambientale per:
Senza impegno non ci sarà futuro per le Alpi Apuane!
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