SARA’ IL GIORNO DELLA VERGOGNA?

E’ necessario che voi sappiate quello che sta accadendo in terra di Toscana , una terra dove si racconta della coraggiosa lotta partigiana contro l’invasore. Oggi l’invasore è ancora qui, ha cambiato colore ma il risultato non cambia perché ci troviamo dinanzi a una dittatura dell’arbitrio, alla esclusione delle parti sociali dalle decisioni fondamentali per la vita del territorio.

Eppure i testi di economia politica, di politica economica, di economia ecologica e di ecologia politica consentono di giungere a una conclusione comune e cioè ad affermare che un mercato funziona quando è un mercato equilibrato, bilanciato ed è percepito come ragionevole, giusto, equo, affidabile, leale.

In questo tipo di mercato i cittadini, i consumatori e i produttori si trovano in una posizione di equilibrio in cui c’è collaborazione e i pubblici poteri garantiscono il monitoraggio e il bilanciamento, la simmetria informativa e la tutela dell’ambiente: il successo è garantito.

Nel contempo gli studi economici spiegano quando un mercato è fallito e ci indicano i casi tipici dei fallimento del mercato: gestione privata di beni pubblici, i monopoli, le esternalità negative, l’ asimmetria informativa e l’ alterazione degli standard.

Ecco perché è pacifico che il mercato del #marmo – così come organizzato – è un mercato fallito: lo dimostra la teoria e – soprattutto – la realtà empirica.

Violazione delle norme di diritto internazionale, europeo, dell’ordinamento interno, asimmetria informativa, utilizzo di beni pubblici da parte di pochi, monopolio e sfruttamento di beni naturali e risorse non rinnovabili, ricchezza non valorizzata, mancata ricaduta sul territorio, impoverimento del territorio sul quale si scaricano le esternalità negative della produzione, collusioni border line: il principio “chi inquina paga” viene smantellato e i costi sono letteralmente spalmati sui contribuenti – molti ignari – garantendo l’arricchimento esponenziale di pochi monopolisti /oligopolisti che depredano risorse non rinnovabili senza pagare i costi della distruzione.

Accade in Toscana “democratica” quello che accade in Angola o nella Repubblica democratica del Congo. 

Chi estrae marmo inquina e chi inquina deve pagare: ma chi estrae marmo non solo inquina – e non paga – ma chi estrae marmo distrugge e devasta beni non rinnovabili.

Chi sostiene che il “marmo è pane” o il “marmo è infinito” mente sapendo di mentire. Il marmo è montagna, è ambiente, è risorsa viva non rinnovabile ed è destinato a finire e contemporaneamente si devastano flora, fauna, risorse idriche, ecosistemi, si inquina il suolo, l’aria, le sorgenti e i corsi d’acqua.

Il mercato del marmo è un fallimento per la comunità e lo si vede bene nel momento in cui i devastatori del monte siano chiamati a pagare i costi della devastazione e ad accollarsi tutte le esternalità negative. Costi talmente elevati che diviene inesorabile il loro fallimento, i distruttori sono destinati a fallire se messi davanti alle loro responsabilità.

Prima di tutto i politici: chi governa il territorio è il primo soggetto che DEVE GARANTIRE LA GIUSTIZIA, l’imparzialità, la legalità, ANCHE GARANTENDO il diritto rivendicato dai cittadini alla verità. 

I cittadini hanno il diritto di partecipare alle discussioni importanti per la vita del territorio – delle persone, degli ecosistemi, della biodiversità, del paesaggio, della cultura – ovvero a scelte e decisioni che possono avere ricadute negative gravissime nel breve, medio, lungo e lunghissimo periodo.

Decisioni così importanti come quella che sarà presa stasera dal Consiglio Comunale di #seravezza – ossia la trattativa di svendita alla società per azioni #henraux del Monte Altissimo e del Monte Pelato, porterà a conseguenze devastanti per il territorio e per i cittadini.

Non può essere presa in modo superficiale, una violazione della libertà democratica del processo partecipativo (L. 241 del 1990 e smi) delle conferenze dei servizi, dell’intervento di tutte le parti sociali e dei cittadini, dell’intervento del Ministero ambiente per le valutazioni (VAS etc) in relazione alla competenza esclusiva dello Stato in materia ambientale.

Il mercato del marmo è un mercato fallito per l’economia pubblica proprio in relazione alle modalità di gestione del governo del territorio, perché solo pochissimi sono favoriti – così che si produce una forbice sociale inaccettabile rispetto agli altri cittadini – e soprattutto perché è inaccettabile – oltre che antigiuridico – distruggere beni pubblici e beni comuni non rinnovabili, devastare ecosistemi e biodiversità in danno della presente e delle future generazioni.

Stiamo assistendo a decisioni arbitrarie e scellerate quanto immotivate e ingiustificabili : perché la Pubblica Amministrazione brama la distruzione del territorio a favore dell’arricchimento di pochi?

Perché favorire la miseria del territorio e l’imbarbarimento dell’ambiente?

E’ palese nella condotta della pa che esclude i cittadini e impedisce il dibattito tra le parti sociali, la violazione della normativa – prevalente – di Diritto Europeo: il Sesto programma di azione dell’Unione Europea in materia ambientale spinge la i produttori a rendere la “dichiarazione ambientale di prodotto “per dimostrare che tutti i prodotti che sono immessi nel mercato sono rispettosi – come le procedure di realizzazione – dell’ambiente.

Nel caso “estrazione del marmo” uguale devastazione territorio, suolo, ambiente ci troviamo dinanzi a un paradosso: COME SI PUO’ parlare di rispetto dell’ambiente a fronte di devastazione ambientale, di ecosistemi , di incalcolabile impatto ambientale non suscettibile di reintegrazione trattandosi di beni non rinnovabili.

Assistiamo a un gigantesco paradosso: lo Stato che obbliga i cittadini a utilizzare veicoli elettrici per abbandonare i combustibili fossili – per la cd energia rinnovabile – COME PUO’ NON VEDERE LA MOSTRUOSITA’ che si sta manifestando con la distruzione delle ALPI APUANE? 

DEVE INTERVENIRE LA UE E LO STATO a tutela dell’ambiente, degli ecosistemi delle Alpi Apuane , verificare l’impatto ambientale IRREVERSIBILE E INSOSTENIBILE E LA VIOLAZIONE DEGLI ARTICOLI 9 e 41 DELLA #CostituzioneItaliana 

Lo #stato deve intervenire per garantire il principio doveroso della tutela dell’ambiente anche per le future generazioni.

Come può la Pubblica Amministrazione consentire – o collaborare – o negoziare e perpetrare un crimine contro l’umanità ovvero la devastazione dell’ambiente e di luoghi che appartengono alla collettività?

È necessario un dibattito pubblico vero. Si prenda esempio da quelle regioni virtuose che difendono le loro montagne: si pensi alle Dolomiti e ai cittadini che con le loro amministrazioni hanno scelto un’economia di mercato diversa – escludendo del tutto monopoli/ oligopoli e cartelli di qualsiasi genere per garantire una economia equilibrata e diffusa su tutto il territorio.

Nel caso di specie non si parli di “invidia “ della ricchezza perché chi è ricco grazie alle conoscenze e competente personali e lo è nel rispetto dell’ambiente, quello merita tutta la riconoscenza della collettività.

Se la ricchezza è frutto dell’impegno nello studio, nello sport, nell’attività agro alimentare, vitivinicola, nelle produzioni ecologiche ecocompatibili ed ecosostenibili, ben venga.

Ma se “la ricchezza “ è frutto della devastazione dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità, devastazione di beni della collettività non rinnovabili, allora quella ricchezza è indegna perché fatta sullo sfruttamento del territorio, del paesaggio, della cultura, della vita e della salute delle persone, sull’indebitamento delle future generazioni, in assenza di qualsiasi merito, opaca e suscettibile di dubbi di ogni genere.

Quindi è un atto di arbitrio – che lascia aperte valutazioni e riflessioni – quella di una pa che ricorre all’artificio della tecnica per impedire la partecipazione dei cittadini. Perché discrimina coloro che non hanno la tecnologia e con arbitrio tenta di prendere decisioni così violente sulle future generazioni oltre che sulla pelle delle presenti generazioni.

La legalità e la giustizia rendono necessaria la nomina di organismi che garantiscano l’indipendenza e l’imparzialità delle scelte e il loro operato deve essere aperto alla partecipazione di tutti i soggetti interessati, sia associazioni sia singoli cittadini.

Le Pubbliche Amministrazioni non sono club esclusivi che decidono sulla pelle delle persone. 

È necessario verificare quali sono le caratteristiche di una produzione così devastante – ormai intollerabile – ed è necessario valutare quali sono gli impatti in relazione all’ambiente, alla biodiversità, agli ecosistemi, alla produzione di rifiuti, alla tutela della biodiversità, all’inquinamento idrico, atmosferico, acustico, del suolo e alla conservazione del patrimonio boschivo.

L’amministrazione deve spiegare quale sia il senso della devastazione della montagna, deve spiegare il senso di cavare terra e marmo per sbriciolarlo e fare lavandini o tavoli o pavimenti.

Deve spiegare PERCHE’ NON DEVE ESISTERE UN’ALTRA ECONOMIA, DEVE SPIEGARE il perché di questa gestione dell’ambiente e che tipo di impatto ambientale si vuol percorrere e quali sono gli obiettivi di politica ambientale e sociale di un’amministrazione che accetta e promuove la devastazione?

La pa deve spiegare la politica ambientale che persegue, le strategie di pianificazione, le strategie di attuazione, le strategie di verifica, le strategie di riesame per realizzare il miglioramento continuo cioè per incrementare nel tempo la capacità dell’organizzazione di realizzare obiettivi programmati di tutela ambientale.

Siamo dinanzi alla devastazione senza ritorno di beni di interesse pubblico, della collettività, irripetibili, non rinnovabili, di ecosistemi e biodiversità – necessari per la vita: la pubblica amministrazione DEVE GARANTIRE la partecipazione dei cittadini e delle associazioni ambientaliste e dei consumatori, deve documentare i programmi ambientali, gli aspetti ambientali significativi di un sito, documentare le emissioni, gli scarichi, la gestione dei rifiuti, i trasporti, gli imballaggi, gli effetti dell’ inquinamento acustico, la ricaduta sulla biodiversità, sulla flora, sulla fauna, quali sono gli obiettivi di miglioramento e di riduzione dell’impatto ambientale, quali sono le azioni volte ad attuare e rendere operative le disposizioni di legge in materia ambientale, le azioni per migliorare le prestazioni ambientali, la garanzia e l’affidabilità dell’informazione, il tutto garantendo verifiche indipendenti e neutrali – “ un audit che attesti la veridicità delle informazioni prodotte circa l’implementazione dei sistemi di tutela dell’ambiente.”

E deve intervenire lo Stato per far cessare questo scempio e se non interviene lo Stato intervenga l’Unione Europea, il Mediatore europeo, la Corte dei Conti perché mentre la legislazione si muove nella direzione di una sempre maggiore tutela ambientale e le persone sono invitate a usare la bicicletta, a non inquinare aria, suolo, acqua e sono invitate a non mangiare carne – a mangiare insetti – contemporaneamente assistiamo alla devastazione dell’ambiente per far aumentare la ricchezza di pochi impedendo un diverso sviluppo economico.

In tal senso: codice degli appalti Articolo 87 decreto legislativo 50 del 2016 (la stazione appaltante impone la considerazione di criteri del sistema emas e la certificazione iso 14001 così come incorporati nei criteri ambientali minimi – cam -di cui ai decreti del ministro ambiente e il codice dell’ambiente decreto legislativo 152 del 2006 che individua nel possesso della certificazione emas o iso 14001 un criterio preferenziale in caso di più domande concorrenti nella concessione di risorse idriche per usi produttivi ; con riferimento ai

rifiuti consente il rinnovo delle autorizzazioni per l’esercizio di impianti o l’iscrizione agli Albi alle imprese in possesso di certificazione ambientale solo tramite presentazione di autocertificazione denuncia di prosecuzione attività e copia conforme della certificazione stessa); e ancora normativa – in via analogica- del decreto legislativo 387 del 2003 e della successiva direttiva 2009/28/ce che stabilisce che le imprese che vendono energia elettrica debbono produrre un certificato di garanzia di origine dell’energia da fonti rinnovabili e secondo la certificazione che attesta “impianti alimentati da fonti rinnovabili per la garanzia di origine” irco v certificati internazionali che attestano che l’impresa produce energia elettrica attraverso fonti rinnovabili ).

E’ inaccettabile che nella protensione verso le fonti rinnovabili dobbiamo assistere ancora alla devastazione – da parte di un pugno di multinazionali apolidi – e alla distruzione dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità, flora, fauna, l’aria, l’acqua, le sorgenti. 

Imprese che agiscono provocando danni irreparabili , il tutto nel silenzio e nella convivenza dell’amministrazione?

Ma la pubblica amministrazione cosa fa? controlla ed è a conoscenza di tutti gli abusi e se così fosse sarebbe collusa o complice ? oppure la pubblica amministrazione non controlla perché è ignorante ovvero ignora e in questo caso è colpevole per colpa perché incapace e deve essere rimossa per incapacità ? 

Allora significa che accetta la situazione con conseguente responsabilità penale perché è una negligenza complice?

La magistratura deve intervenire?

Alla luce di quando denunciato è lo Stato che deve intervenire, il Ministro dell’ambiente e tutte le autorità competenti a garantire il rispetto della normativa europea, TFUE, TUE, Carta dei diritti dell’uomo, carta di Nizza, così da assicurare la corretta protezione delle risorse non rinnovabili, dell’ambiente, degli ecosistemi, della vita, del patrimonio paesaggistico e culturale, della flora e fauna, nell’interesse anche delle future generazioni.

FERMEREMO LA NEGOZIAZIONE ILLECITA TRA LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI E LE MULTINAZIONALI DELLA DEVASTAZIONE, SE NECESSARIO FACENDO COME LE NOSTRE NONNE ED I NOSTRI NONNI.

UN GIORNO LIBEREREMO LE ALPI APUANE!

Le volontarie ed i volontari di Apuane Libere, grazie ad un monitoraggio ambientale durato due anni, hanno denunciato diversi abusi alla Cava Padulello nel Comune di Massa, sito estrattivo che escava fuorilegge a 1450 metri dentro il Parco Regionale delle Alpi Apuane.

Firenze, 7 aprile 2023

L’organizzazione di volontariato Apuane Libere, informa che, grazie ad una campagna di monitoraggio ambientale durata ben due anni svolta sulla montagna massese dai propri attivisti, ha presentato l’ennesima segnalazione ambientale agli organi competenti in materia di controllo, inerente il sito estrattivo denominato Cava M81 Padulello posto in località Piastramarina nel Comune di Massa. Come si evince dalle numerose immagini e dai filmati presentati ai carabinieri forestali, guardiaparco, uffici regionali e comunali, gli abusi ambientali commessi dal concessionario Sermattei s.r.l. sono gravissimi e sono stati reiterati nel corso degli anni, soprattutto in materia di inquinamento da marmettola.

I video prodotti dai nostri soci volontari – fanno sapere dal tritone apuano – evidenziano in maniera incontrovertibile da dove arriva quell’acqua contaminata che ha messo in ginocchio il paese di Forno per ben 10 giorni nel mese di novembre e non dimenticheremo mai che l’allora sindaco Francesco Persiani, regalo ipocritamente acqua in plastica di una partecipata comunale alla popolazione rimasta all’asciutto, dopo aver chiuso quei rubinetti da dove uscivano i fanghi delle cave. Durante gli svariati sopralluoghi, è emerso anche il fatto che per quasi quattro anni, la ditta concessionaria del sito estrattivo, non abbia messo in atto il progetto di ripristino ambientale richiesto dal Parco per scavi abusivi in Siti Natura 2000 ed in area protetta e in questo senso chiediamo a gran voce il ritiro della pronuncia di compatibilità ambientale.

“È ora di finirla di mettere la testa sotto la sabbia – spiega Gianluca Briccolani presidente dell’associazione – i vari enti devono fare il lavoro per cui noi cittadini li paghiamo, fare rispettare le leggi vigenti e fermare chi delinque con una sorta di Daspo ambientale. Per coloro che non lo sapessero, la Ditta Sermattei s.r.l. ha, nel corso dei decenni, collezionato un impressionante sequela di abusi ambientali senza avere neanche una diffida: questo ci fa capire che il confine tra controllore e controllato è molto spesso inesistente.

Visto che la Regione Toscana ed Arpat sembrano non aver preso seriamente le nostre preoccupazioni – continua il presidente – la prossima settimana avremo un colloquio a Roma con i tecnici del Ministero dell’Ambiente, a cui, non solo spiegheremo perché lo scempio delle Alpi Apuane costituisce uno dei maggiori disastri ambientali a livello nazionale, ma chiederemo di adoperarsi per un disegno di legge che consenta di applicare delle misure interdittive a tutte quelle aziende che sono recidive in fatto di abusi ambientali. Sempre grazie all’instancabile presenza sul territorio apuano dei nostri militanti ambientali, abbiamo anche verificato e documentato che a distanza di ben quattro anni dalla sospensiva inflitta dal Presidente del Parco, questa azienda del settore lapideo si è guardata bene dall’effettuare l’ordinato ripristino ambientale: chiediamo pertanto l’immediata sospensione delle lavorazioni in corso, ricordando che la Legge Regionale 35/2015, nei casi di inadempimento delle prescrizioni fissate, prevede la decadenza dal provvedimento concessorio. I nostri attivisti – conclude Briccolani – hanno appurato che dal sito estrattivo Padulello posto a quota 1470 metri e che sta eviscerando il ventre del Monte Cavallo, a seguito delle recenti forti precipitazioni piovose, vengono dilavate via dai piazzali di cava, ingenti quantitativi di segagione del marmo mista a derivati del petrolio, che scendono direttamente nell’alveo del canale delle Marinelle, affluente del fiume Frigido e in diretta corrispondenza con la sorgente del Frigido sita presso il paese di Forno.

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LA TEMATICA DELLA DISTRUZIONE DELLE ALPI APUANE FINISCE DIRETTAMENTE SULLE COLONNE DEL NOTO QUOTIDIANO INGLESE “THE GUARDIAN”.

Firenze, 23/03/2023

FINALMENTE! Dopo mesi e mesi di monitoraggi ambientali alle pendici del Monte Sagro e grazie all’instancabile lavoro dei nostri volontari e volontarie, siamo riusciti a far pubblicare questa importante testimonianza su una testata di rilievo internazionale come il ben noto “The Guardian”.

Speriamo che anche questo nostro lavoro sul lato editoriale, unito al nostro costante monitoraggio verso l’intera area apuana interessata da siti estrattivi, serva a scongiurare la riapertura del sito estrattivo denominato “Crespina 2”, iniziando quella non più procrastinabile riconversione economica che questa catena montuosa non può più attendere.

L’articolo è gratuitamente visionabile al seguente link:

Brave newt world: the species swimming against the tide of Italian marble


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Dopo la diffida inviata agli uffici regionali preposti al controllo delle attività estrattive e al presidente Eugenio Giani nel 2021, l’organizzazione di volontariato Apuane Libere, è pronta ad opporsi al ventilato accordicchio tra Comune, Regione e ASBUC.

Firenze, 22 febbraio 2023

L’ associazione Apuane Libere informa che, a seguito della deliberazione 14 del 31 gennaio scorso approvata dalla giunta del Comune di Vagli di Sotto, è stato approvato uno schema di atto di conciliazione tra l’amministrazione comunale e la nuova Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico, per la chiusura del contenzioso in essere con la Regione Toscana, inerenti i territori ad esclusivo uso civico.

“Da amanti delle Alpi Apuane – fanno sapere gli ambientalisti – ci teniamo a far sapere alla popolazione della Garfagnana, quello che i vari enti territorialmente competenti in materia stanno architettando alle loro spalle: ossia un vigliacco compromesso per scippare quei mappali di montagna dove è vietata ogni forma di escavazione e sfruttamento commerciale.

Per completezza informativa, vogliamo ripercorrere brevissimamente l’iter processuale che ha portato a questo scandaloso inciucio. Nel 2019 il Commissario per gli Usi Civici per la Toscana, l’Umbria e il Lazio – dottor Perinelli – pronunciava la sentenza che sostanzialmente riassegnava i mappali comunali alla ASBUC, obbligando di fatto la Regione Toscana al reintegro degli stessi territori in beni ad uso civico. Nel 2021 l’amministrazione comunale vaglina ricorre in appello perdendo ancora una volta ed incrementando così le ormai innumerevoli voci di spesa in materia di avvocatura: tanto pagano cittadine e cittadini…

Tutto ciò – fanno sapere dal tritone apuano – mentre i funzionari della Regione Toscana hanno permesso, senza un minimo di debita precauzionalità, che alcuni siti estrattivi dentro e fuori il Geoparco Unesco delle Alpi Apuane, non solo riaprissero dopo oltre quarant’anni di inattività, ma che venissero dati in concessione a nuove ditte arrivati da fuori provincia.

Ma arriviamo ai giorni nostri, quando, contemporaneamente al ricorso in Cassazione del Comune di Vagli impugnante la sentenza di secondo grado, si è deciso di incaricare un perito demaniale – scialacquando altri soldi della collettività – per “esplorare” la fattibilità di una conciliazione che ponga fine al contenzioso in essere sugli usi civici. Basti pensare che tale conciliazione, prevedrà il passaggio dei bacini marmiferi da patrimonio indisponibile a patrimonio disponibile del Comune sottomettendoli alla legge Bolkstein; per cui le concessioni verranno assoggettate a gare di appalto al migliore offerente con buona pace dei lavoratori delle cave che si sono fatti imbambolare e scippare dei loro diritti naturali.

“Lo spudorato tentativo di aggirare la legge da parte della Giunta Lodovici – spiega Gianluca Briccolani presidente dell’associazione ambientalista – è semplicemente vergognoso e punta a trovare un accordicchio che arrivi ad inficiare l’attesa sentenza della Cassazione. Ma la cosa indecente è che, secondo alcuni paesani, alcune aziende abbiano proceduto ad assunzioni al limite della rituale chiusura invernale per neve, anche se ciò poteva mettere in discussione il diritto all’ erogazione della prevista cassa integrazione. Si vocifera poi che altre assunzioni potrebbero essere a breve messe in atto da altre società del lapideo, questo senza tenere minimamente conto di piani di investimento e di lavoro che le rendano plausibili. Gli imprenditori, cercano in questo modo di ottenere il massimo consenso ottenibile che aiuti a portare in fondo l’operazione messa in atto con il nullaosta dei politici della Regione Toscana, del Comune di Vagli, della neoeletta ASBUC e infine del nuovo direttivo del Parco Regionale delle Alpi Apuane.

Purtroppo – continua Briccolani – abbiamo notato come nel corso degli anni, si sia instaurata una vomitevole e trasversale ammucchiata partitica sulle Alpi Apuane, considerate ormai come la principale panacea di tutti i mali a livello toscano, con la quale materia prima si possono fare dei profitti milionari praticamente a costo zero. Qua a Vagli di Sotto, l’intreccio tra ditte, politica e consorteria è ormai alla luce del giorno e le assunzioni nel settore lapideo fatte senza che piani di lavoro o vere necessità di ulteriore manodopera le rendano plausibili, vengono elargite anche per garantire voti a livello di elezioni comunali, dell’ASBUC e preferenze a tutti i consiglieri a livello regionale.

Ora che le deroghe agli amici degli amici stanno venendo al pettine – conclude il presidente di Apuane Libere – ci appelliamo direttamente al Signor Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lucca, Dottor Manzione, affinché, non solo funga da garante nella immediata sospensione di questo inaccettabile compromesso, ma continui a vigilare sugli intrecci tentacolari del cosiddetto “sistema Vagli”.


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Domenica 19 Febbraio si è tenuta una gara podistica tra Massa e Carrara chiamata come uno scioglilingua per chi non padroneggia l’inglese. Lì dove le montagne si sciolgono e l’inquinamento da marmettola no ma rimane a peritura memoria fino ad arrivare sulle spiagge che forse un giorno potranno concorrere a essere come quelle della Solvay a Rosignano.

Lo maratona era la White Marble Marathon una gara e un evento che, come associazione avevamo deciso di non prendere neanche in considerazione facendo una sorta di boicottaggio. Anche se nessuno sarebbe stato di certo ad aspettare noi, questo ce lo immaginiamo. Era stato motivo di interrogativo perché in realtà tra le fila di Apuane Libere ci sono molti atleti, alcuni di essi anche podisti che avrebbero potuto partecipare e partecipare bene. Ma così era stato poi deciso in maniera condivisa.
Il fatto è che a un certo punto ci è arrivata la proposta da parte di un simpatizzante della nostra associazione e amante delle Apuane che ci aveva chiesto di poter portare una nostra bandiera sul traguardo. Non potevamo rifiutare l’occasione per manifestare a mo’ di presa di giro il nostro disgusto, non tanto per la manifestazione in sé, quanto per la comunicazione che ne viene fatta.


La White Marble Marathon si era presentata come evento a impatto zero “la prima maratona plastic free in Italia”. Viene un po’ da ridere… Una maratona che passa tra i posti con urgenze ambientali nuove e vecchie ma che, come i tempi comandano, si fregia come sostenibile a livello ambientale. Dagli scioglilingua si passa ai giochi di prestigio. Chissà se con la stessa magia saranno finalmente risolti i problemi di bonifiche Farmoplant, o gli inquinamenti da marmettola, o il suo stoccaggio che nessuno vuole. Pensa te, tanti problemi e bastava una magia.



È lo specchio di questi tempi. “Plastic free” , senza plastica. Felici per l’utilizzo ridotto dell’usa e getta. Dico ridotto perché l’organizzazione non fornisce materiale plastico non compostabile, ma come da regolamento niente vieta ai podisti, chiaramente , di portarsi gel monodose. Ma lasciamo perdere.
Oltretutto la maratona si occupa di collaborare (o ha altre emanazioni, non siamo riusciti a capirlo) con onlus che hanno fatto un lavoro importante. Charity in the world (beneficenza nel mondo) per esempio, che titola sotto il suo nome “no water no life” (senza acqua non c’è vita). Non stiamo assolutamente criticando l’associazione o i progetti per far avere acqua pulita in africa, mettiamo le mani avanti. Siamo ad analizzare la costituzione di una manifestazione che ruota intorno al mondo marmo, finanziata dal marmo, in ambienti dove l’estrazione del marmo è stata, è, e sarà un problema prima di tutto per l’acqua. Oggettivamente, non è la nostra opinione e non lo diciamo solo noi. Un territorio in cui i paesi rimangono per giorni isolati senza acqua potabile, dove c’è l’incidenza più alta di tumori del centro italia. Chiaramente ogni onlus ha il proprio statuto. Noi non potremmo neanche farla una cosa del genere, però ci piacerebbe far capire alle associazioni le dissonanze cognitive che spesso ci sono dietro anche a semplici manifestazioni.



E poi il succo di tutta la campagna comunicativa: questa spennellata di verde e attività sociale in questa manifestazione vengono dallo sponsor/promotore principale, “la fondazione marmo onlus”. Vien quasi da ridere se non ci fosse da piangere. Come se Philipp Morris promuovesse passeggiate all’aria fresca e pulita dopo aver venduto sigarette all’uscita di scuola. Chi ci segue sa cosa è la “fondazione marmo” e come sia importante stare lontani da questo tipo di sponsorizzazioni. Perché c’è una parola inglese che tutti hanno imparato a conoscere negli ultimi anni, ma che in realtà forse è un concetto complesso non facilmente assimilabile da tutti: il “greenwashing”. Anche qui purtroppo una parola inglese. Amo l’inglese e la sua sintesi nel raccogliere i concetti, ma in un paese dove l’inglese è maneggiato poco e male come il nostro forse non arriva il concetto. Forse “paraculismo” già si avvicinerebbe. Anche se purtroppo ha spesso ha un aspetto scherzoso. Le società, soprattutto chi fa enormi danni pubblici con enormi guadagni privati, hanno bisogno di rifarsi una verginità, come si usa dire. Ma l’aspetto è più complesso perché ci sono interi comparti dove la concorrenza tra varie società a un certo punto si unisce per cercare di ottenere questa fedina un po’ ripulita. Appunto, è quello che è successo con le grandi società del tabacco per decenni, prima di arrivare a una diffusa conoscenza di ciò che è il tabacco. È ciò che è successo con le “bevande gassate dolci”. È ciò che sta succedendo con il comparto automobilistico.


Anche il comparto del marmo che in Toscana sta devastando una catena montuosa e inquinando la principale riserva idrica della regione, sta piegando da anni amministratori a legiferare “ad societatem”, sta spesso eludendo il rispetto delle leggi di natura ambientale e di tutela dell’acqua, però vuole non essere troppo brutto come i maledetti ambientalisti lo stanno dipingendo. La cosa poi di mettere l’estrattivismo apuano tra i 43 peggiori disastri ambientali mondiali nel famosissimo film documentario “Anthropocene – The human epoch” forse non è andata giù.
Perciò negli ultimi anni, come molte altre aziende o settori, anche le aziende del marmo si son date da fare. Anche regalando borracce riutilizzabili nelle scuole, agli stessi scolari che magari hanno problemi a bere l’acqua del rubinetto a casa, quando è troppo torba a causa della segagione di marmo sversata negli alvei fluviali vicino a cui vivono. A questo punto c’è da piangere più che ridere.

Per quanto riguarda la “maratona del marmo bianco” noi però non ci siamo voluti fare il sangue troppo amaro. Ci preme far capire questo concetto di pennellata verde, l’ennesima, sul quel bianco che non tornerà più bosco o montagna ma rimarrà ferita aperta. Magari ossidata e scura come il mondo che l’ha prodotta. Questo ci preme.

Dopo confronto abbiamo accettato ben volentieri l’offerta del simpatizzante (probabilmente futuro socio ad honorem!) a cui è stata data una bandiera. Il corridore (pardon il runner) ha conquistato un ottimo 30’ posto tra gli assoluti ed è passato sul quel traguardo delle ipocrisie con la bandiera di Apuane Libere. Lì c’erano alcuni nostri volontari a dargli tutto il calore di cui aveva bisogno. Come sempre ripetiamo che il nostro nome è un auspicio e speriamo prima o poi di veder liberati queste montagne dall’ipocrisia prima e poi dalla macelleria che le sta facendo scomparire.

Grazie a chi ci ha fatto questa proposta, grazie alle volontarie e i volontari che erano lì e che hanno distribuito creato ad hoc un volantino che lasciamo qui in foto. Un volantino sarcastico a presa per i fondelli e sintetico di cui questo post vuole essere complementare. Speriamo che qualcuno, magari tra i corridori, si sia poi posto due domande, a questo giro non c’era uno sversamento o una riapertura contro cui protestare ma un concetto che cercheremo di far capire sempre di più, il greenwashing o “paraculismo verde”.

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