CONFERENZA STAMPA DELL’ 8 MAGGIO

Buongiorno a tutte a tutti e grazie per essere qui ad ascoltarci. Ci tengo prima di ogni altra cosa a ringraziare quelle 6 belle persone, che si sono imbarcate con me nella bellissima – ma impegnativa – avventura, di fondare questa Organizzazione di Volontariato. Un saluto affettuoso anche a Letizia, Paola, Irene, Franca e a tutte e tutti le amiche e gli amici Apuani. Per chi non mi conosce sono Gianluca Briccolani, alpinista, fotografo ed adesso presidente di questa nuova realtà associativa denominata Apuane Libere, ma non è questo che mi preme evidenziare, bensì, che prima di ogni altra cosa io sono stato, sono e sarò sempre un attivista per la giustizia ambientale, perché sono – perché siamo – fermamente convinti che senza l’impegno di tutti e tutte coloro che le amano, non ci potrà essere futuro per le questa bellissima catena montuosa conosciuta sotto il nome di Alpi Apuane. Per coloro che non le conoscessero, queste sono montagne magiche che sorgono imponenti a pochi chilometri da quel mare da cui si sono innalzate milioni e milioni di anni fa. Le Alpi Apuane sono il giardino più ricco di biodiversità d’ Europa con più di 3000 specie floristiche delle 5600 conosciute in Italia, sono il serbatoio idrico più importante di tutta la Toscana ed hanno cavità carsiche – di cui 2000 messe a catasto – che tutto il mondo ci invidia, tra cui la più profonda a livello nazionale, l’Abisso Roversi, ed uno dei complessi carsici più importanti d’Europa: l’Antro del Monte Corchia. Ma sono anche rinomate per la pregiata materia di cui sono costituite: quel marmo che figure come Michelangelo, Bernini e Canova, hanno modellato per regalare – anche alla città che ha dato i natali a 5 di noi – capolavori scultorei di livello inarrivabile.

Ebbene, oggi il ventre di quella stessa catena montuosa, è oggetto di una vergognosa corsa a questo vero e proprio oro bianco, dove pochi privati – autorizzati a tutti i livelli da amministratori senza scrupoli – fanno danni enormi a tutta la collettività: basti pensare che negli ultimi anni si è escavato più marmo che nei precedenti 2000 anni di storia. 

E NEGLI ULTIMI MESI LE ALPI APUANE STANNO SUBENDO IL PIU’ VIGLIACCO ATTACCO MAI REGISTRATO NELLA LORO STORIA GEOLOGIA: CON I NUOVI PIANI ATTUATIVI DEI BACINI ESTRATTIVI – STRUMENTI CHE LA REGIONE TOSCANA HA IMPOSTO AI COMUNI DOPO IL PIT – NEI COMUNI SONO IN RIAPERTURA BEN  32         SITI ESTRATTIVI CHE VANNO AD AGGIUNGERSI AI  140 GIA’ ESISTENTI.

Ed i danni alla collettività non si contano, non solo dal punto di vista paesaggistico e geologico – dato che questi monti sono un patrimonio mondiale – ma anche danni erariali da inquinamento degli acquiferi, dell’aria che tutte e tutti respiriamo, inquinamento acustico, evasioni fiscali milionarie e danni alle tutte le altre economie (in primis a quel turismo che su questi monti potrebbe fare la parte del Leone). Basti pensare che la provincia di Massa Carrara – che assieme a quella di Lucca – rappresenta geograficamente quest’ area, vanta il triste primato di essere quella con il più alto tasso di disoccupazione di tutta la Toscana e qui, i lavoratori diretti ed indiretti nel settore lapideo sono soltanto 3000 su 195.000 abitanti (neanche il 2% che fanno un danno irrecuperabile a tutta l’umanità)

È veramente da pazzi, nel bel mezzo di una pandemia mondiale, mettere in piedi un progetto associativo così ambizioso: ma dato che lo abbiamo fortemente voluto, oggi vi racconteremo il motivo per cui sette montanari – pur con tutti i loro limiti – hanno deciso di fare qualcosa di altruistico, qualcosa di concreto che sia da esempio per le future generazioni, affinché tutte e tutti possano ancora godere della meravigliosa bellezza delle Alpi Apuane.

Siamo scesi in campo per dare un contributo alternativo, frutto di quella diversa visione delle cose che soltanto coloro che non sono nati nella regione apuana – ma che la sentono come il loro posto nel mondo – possono avere. SEGUENDO LA SCIA DI QUEI POCHI SOCI DI ALCUNE ASSOCIAZIONI (GRIG; ITALIA NOSTRA; CAI; LA PIETRA VIVENTE; LEGAMBIENTE) CHE, PUR ISOLATI, SI STANNO BATTENDO DA DECENNI per le Apuane, siamo qui oggi, perché siamo stufi di subire la tragedia che sta letteralmente sbriciolando una bellissima catena montuosa, vittima dello scellerato business del carbonato di calcio con cui diverse multinazionali della chimica, della farmaceutica, dell’edilizia e dell’industria alimentare stanno facendo profitti milionari.

Perché siamo stanchi dell’immobilismo di molte associazioni che si professano paladine dell’ambiente, quando invece, vuoi per quieto vivere vuoi per convenienza economica – se ne stanno con le mani in mano e non applicano i propri principi statutari.

Perché siamo fermamente convinte e convinti che soltanto partendo dal basso e debitamente coinvolgendo la popolazione locale, potremmo creare quella forza politica apartitica e aconfessionale, che possa stroncare l’avvelenata narrazione del MARMO UGUALE PANE con cui da decenni si cerca di mettere la censura su questo abominevole ecocidio.

Inizio col presentarvi uno dei componenti che coraggiosamente ha deciso di impegnarsi in questo nostro progetto ambientale: il consigliere Federico Sereni.

Buongiorno, ringrazio il presidente per la sintetica ed esaustiva introduzione.
È davvero un piacere essere qui oggi e mi inserisco nell’esposizione di Gianluca per raccontare un punto di vista da socio consigliere. Il gruppo di soci fondatori è costituito sia da chi ha mosso il primo e più importante passo -Gianluca in primis ma anche il qui presente segretario Claudio- promuovendo l’idea e sobbarcandosi le prime fatiche, e da chi poi è stato contattato e ha risposto ben volentieri alla proposta di costituire Apuane Libere.
Questo nonostante il periodo -come ha detto il presidente- ma, vedendola da un punto di vista complementare, anche soprattutto dovuto al periodo. Questo perché, come si sente ripetere continuamente, i cambiamenti che stanno avvenendo e avverranno prossimamente, che noi lo vogliamo o no, sono delicatissimi. Mettono le fondamenta per gli anni a venire. Sta all’impegno di ognuno cercare di spingere questi cambiamenti nella giusta direzione.
Siamo a un punto di non ritorno in molti ambiti: ambientale, industriale, economico, politico, sociale.
Il territorio verso cui indirizziamo i nostri sforzi come Apuane Libere, il territorio delle Alpi Apuane che sta qui a meno di due ore da noi, è un po’ un condensato, un mix, di tutte questi aspetti. Lo è da decenni ma ora più che mai. Quindi questo momento è anche un’opportunità, se non un’ultima chiamata vera e propria.

La cosa che mi ha colpito è stato vedere la bella trasversalità delle provenienze di noi fondatori, dai lavori, alle esperienze, alle età. Quando mi ha contattato Gianluca speravo vivamente che andasse “a parare” verso una proposta del genere, perché personalmente ne sentivo davvero il bisogno.
Eterogenei come provenienze, dicevo, ma un gruppo omogeneo negli intenti precisi e circostanziati. Ci uniscono una conoscenza e un’attività di osservazione e informazione che -chi più chi meno-  esercita da anni, sia in Apuane ma anche più in generale in altri ambiti sociali e ambientali.

Quello che una persona come me si è sentito chiedere, ma direi soprattutto offrire,  è stato far parte della costituzione di un contenitore che desse ordine a quello che molti stanno già facendo da tempo, privatamente. Costituire Apuane Libere vuol dire raccogliere le esperienze e operare anche sullo stesso terreno di altre associazioni e persone che conosciamo e stimiamo. Ma l’esigenza che una persona come me sentiva, e spero ce ne siano altre lì fuori, era  dar corpo a un’attività di denuncia che fosse più vicina alla testa dell’attività decisionale politica. L’avere sede a Firenze è da vedersi in questa ottica.

Per quanto riguarda la nostra regione, nel caso delle Apuane,  assistiamo a decisioni calate dall’alto  dal governo regionale -quindi da Firenze- che sono inconcepibili per un territorio e per un’idea di futuro. È come se una persona abitasse una casa a cui ogni giorno toglie un mattone. Magari lui quando morirà avrà ancora un tetto sulla testa, forse. Chissà il figlio…

Ma la cosa che mi ha sempre fatto più impressione è che a Firenze, capoluogo di regione, la maggioranza delle persone ancora non sa assolutamente niente di questo disastro, è più probabile imbattersi in conversazioni in cui l’interlocutore sia più informato sull’Ilva di Taranto che sull’estrattivismo in Apuane. Questo nonostante che solo l’anno scorso sia passata dall’Italia una mostra e un film come Anthropocene, che molti di voi conosceranno. Un  progetto di mostra itinerante di produzione canadese, che ha girato e sta girando il mondo e che prende in esame i principali disastri ambientali mondiali per azione diretta dell’uomo, 43 luoghi in 20 paesi, 6 continenti. Ecco, Il poster del film, quello che in tutte le mostre e cinema si è visto, è una visione delle cave di Carrara. Il fatto che una montagna mangiata sia particolarmente impattante come immagine, spettacolare a livello mediatico, chiaramente aiuta. Ma vi assicuro che di altre immagini “di impatto” da poter mettere in locandina ce n’erano. È però simbolica la scelta. Anche dall’estero arrivano dei segnali… Proprio qualche giorno fa ha scritto alla mail di Apuane Libere un ragazzo, ricercatore austriaco che ci chiedeva materiale e informazioni sull’inquinamento, il consumo di suolo, e l’abusivismo nel mondo dell’estrattivismo apuano.  La sua tesi di dottorato è in architettura. Fa piacere, considerando che siamo praticamente neonati sul web, da appena 15 giorni.

Se si parla di Apuane innanzitutto si parla di un territorio di bellezza, di diversità, di difficoltà. Sono montagne difficili, dure ma estremamente diversificate da versante a versante sia per un abitante che  per un semplice visitatore. Si va da veri e propri versanti alpini dove vivere è un’avventura, fino a vallate più dolci, abitati abbandonati e paesi gioiello. Anche a livello sportivo si trova la possibilità di affrontare situazioni più turistiche affiancate però a difficoltà di altissimo livello.
In tutto questo si percepisce una politica totalmente assente (o quasi) riguardo  alla pianificazione del futuro dei cittadini e dell’ambiente, qualsiasi sia stata la direzione di certe amministrazioni. E senti che l’estrattivismo ti tira per la giacca, indietro, quasi dappertutto (per fortuna non ovunque) fuori e dentro  i confini di un Parco Regionale che “sarebbe” geoparco unesco.
Ecco, due numeri semplici semplici. I geoparchi mondiali Unesco sono 169 in 44 paesi del mondo. In Italia ne abbiamo 11. Il parco dell Apuane sarebbe uno di quelli, dal 2011. Se visioniamo qualche foto di gestione ambientale  e industriale di quel territorio non potete che farmi una risata in faccia e tacciarmi di aver riportato una notizia falsa. E vi capirei. Anche io non ci credevo. Diciamo che una transizione doveva essere già partita dentro i confini del Parco. Invece stiamo riaprendo cave dismesse da 30 anni.

Riguardo alla divulgazione su Firenze di quei disastri anche Gianluca è colpevole, con le sue presentazioni del libro fatte praticamente porta a porta. Ma è sempre difficile ogni volta che continui a informarti, metabolizzare una portata del genere.


Sul territorio troviamo tante esperienze, tante contraddizioni, scontri e tanta cultura antica. Ma quello che non riusciamo a capire ogni volta è come sia possibile che il governo di una regione renda possibile certe azioni, che poi a caduta le amministrazioni mettono in pratica.


Questa discorso fino a qui generico, che per molti sarà gia sentito, è solo per evidenziare come la proposta di avere un’associazione che ha sede a Firenze, non sia in sostituzione di… Ma sia un’altra arma che anche chi è lì sul territorio può usare.
In questo senso la non vicinanza alla residenza apuana ha più senso di quanto si pensi.
La maggior parte dei fiorentini, frequentatori e amanti della montagna -anche prendendo solo le amicizie che ognuno di noi può avere come campione- non sa niente o quasi né delle bellezze ma soprattutto dei disastri che ci sono a due ore da qui.  Nonostante il consiglio regionale sia a 3 km da dove stiamo parlando adesso e che è di fatto dove si fanno i giochi di quei territori.

Purtroppo non è una banalità, chi segue la questione ambientale apuana non può non accorgersi come ci sia anche un sistematico e diffuso scollamento tra legge e realtà. Non si fanno rispettare neanche le leggi che ci sono. E questa è una questione che va ben al di là di una lotta per avere il sentiero per il trekking domenicale.
Questo è un vaso di pandora con cui anche il più disinteressato si troverà a dover fare i conti prima o poi.  Persino le coste apuoVersiliesi si ritrovano con un turismo che fa il bagno in uno dei mari più inquinati della Toscana. In un’acqua che parte immacolata e che viene inquinata da immissioni con mancate depurazioni, dalla marmettola -polvere di marmi mista a oli che cementa ogni cosa- , da zone industriali non moderne e con sistemi vetusti.

Quello che è in alto non può che scendere, quello che è a monte non può che arrivare alla foce.
Speriamo succeda cosi anche per le problematiche che noi e molti altri cerchiamo di smuovere.

Un altro aspetto che deve colpire per assonanza con la città dove abbiamo sede è l’assenza di limite e pianificazione. Viene semplice un collegamento tra situazioni così lontane e così simili, tra Firenze e le Apuane. Tra ricchezza percepita e realtà del territorio. Abbiamo visto con la pandemia come due decenni di pianificazione errata riguardo al turismo e al tessuto lavorativo cittadino fiorentino abbia portato a una monocoltura, quella del turismo e all’abbandono del cuore della città. Non diversificare e non mettere limiti non significa sviluppo, significa debolezza e impreparazione. Quindi, in pratica, vuol dire aver delegato persone non competenti. Oppure vuol dire che ci sono privati interessi che muovono decisioni che dovrebbero essere fatte per il bene della collettività.
C’è una citazione di Walter Bonatti, di cui quest’anno ricorrono i 10 anni dalla morte, che mi piaceva collegare a questo aspetto ed esula dall’ambientalismo: «L’Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi.[…] non solo ma qualsiasi controversia non viene mai affrontata, si preferisce accantonarla, non prendere la responsabilità di una scelta».

Ed è questo aspetto evidenziato da Bonatti che ci deve interessare perché è proprio dallo scambio di interessi e di denaro che è possible ricostruire il percorso degli affari malavitosi; Come diceva Giovanni Falcone : «Seguite i soldi, troverete la mafia».

La similitudine tra mondo del marmo in Apuane -abituiamoci però a parlare di carbonato di calcio e polvere più che del blocco di statuario- ha una similitudine impressionante con il deserto creato da una pianificazione sbagliata dell’industria turistica in una città d’arte.  Il discorso è lungo e molto articolato non è un semplice parallelo. Dietro c’è l’alienazione del bene pubblico per privati interessi, sulla base di un’economia apparentemente forte ma in realtà debole, che spesso lascia i cocci alla gestione pubblica e ai cittadini dopo aver guadagnato. 
Non approfondisco perché non è questo il momento. Mi fermo evidenziando soltanto come un cambio di rotta in una città è quasi sempre possibile, nel bene e nel male, la storia ce lo insegna.  Mentre una montagna mangiata, fino a prova contaria, non può tornare indietro come ci insegna la geologia… Rimangono montagne spianate, territori inquinati, con falde devastate e acque contaminate.

L’ impegno è molto più reale di quello che la lontananza fisica dalla montagna faccia percepire. Alla base c’è soprattutto la tutela dell’acqua, che dovrebbe essere il vero oggetto di qualsisi lotta, tutela, pianificazione e sviluppo. Questo in un territorio unico, su delle “Montagne Irripetibili” come sono state chiamate, che stanno scomparendo, dove spesso un passaggio, fatto l’anno prima diventa irripetibile l’anno dopo. Succede, ve lo giuro.
Lì Dove c’è una filiera che si maschera da eccellenza quando invece, dagli anni 90, commercia in gran parte scarto, detrito, polvere, con amministrazioni che si nascondono in quella polvere di marmo, dietro al ricatto occupazionale. In un parco che dovrebbe essere quantomeno nazionale e che è tenuto declassato a regionale per chiare motivazioni speculative industriali.

Per questo c’è bisogno di soci, di volontari. Non per il mero aspetto associativo o di una quota annuale. Perché ognuno possa portare un pezzettino di aiuto alla causa. E, anche conoscendo le difficoltà di una partecipazione assidua, noi cercheremo di coordinare anche piccoli aspetti, piccole denunce e segnalazioni. Ricordiamoci che sono quelle denunce di persone che si sono mosse nonostante tutto che solo l’anno scorso hanno fatto venire fuori il “Sistema Vagli”.

In Apuane Libere si può essere soci, soci volontari, o addirittura donare la propria professione -quindi l’ambito dove uno è più bravo e può investire meglio il tempo-.
Oppure si può anche semplicemente segnalare, sul nostro sito c’è un modulo dove poterci fare segnalazioni che poi controlleremo. E speriamo poi che ogni sostenitore possa fare informazione quando parlerà con un amico o conoscente che non sa niente a riguardo


Concludo con una citazione di Alexander Langer, morto proprio qui a Firenze ed è tratto da “Azione Nonviolenta”. Lo diceva nel  marzo 1994, ormai ventisette anni fa:

[…]Noto che la politica italiana attuale passa attraverso le forche caudine della demagogia, del populismo, di un ulteriore insano scatenamento di ambizioni soggettive, di una inedita e tuttora crescente supremazia dell’immagine sulla sostanza, di una parossistica selezione dei “personaggi” piuttosto che di opzioni politiche, sociali, culturali. Ci manca quel bambino della favola di Andersen che a un certo punto osa dire ad alta voce che l’imperatore è nudo. Che chiami, cioè, col suo nome tutto ciò che di ben altre apparenze si ammanta. Dal carrierismo alla ricerca di un semplice posto al sole, dall’egoismo sociale o etnico al rilancio -appena camuffato- di una nuova ondata di aggressione ai poveri e alla loro natura.
Lo spazio per far valere obiettivi profondi di pace, di giustizia, di reintegrazione della biosfera, e per promuovere quella conversione ecologica che nell’ultimo decennio avevamo proclamato come urgente obiettivo di civiltà e sopravvivenza, sul palcoscenico della politica italiana sembra attualmente assai ridotto. (pag. 58-59, tratto da “Azione Nonviolenta”, marzo 1994).


Ripasso  il testimone al presidente Gianluca e vi ringrazio per l’attenzione.

Beh, adesso

  • potremmo parlarvi di come centinaia di migliaia di cittadini debbano pagare in bolletta degli allucinanti costi di depurazione per quell’acqua che sgorga purissima al monte e che viene giornalmente avvelenata da ditte private del settore lapideo;
  • Potremmo parlarvi di come giornalmente si smantellino importantissimi geositi che non riusciranno più a raccontare alle future generazioni, la storia di questo pianeta che appartiene a tutte e tutti, e non a chi detiene quell’ assurdo privilegio di smantellarla;
  • Potremmo parlarvi di come si abbattano migliaia e migliaia di metri cubi di faggete, per fare – autorizzati dall’ultimo delittuoso Piano Regionale Cave – solo detriti;
  • Potremmo parlarvi di come nella mangiatoia apuana, non vi è nessuna forza partitica – che abbia quantomeno incarichi di governo – che abbia una parola d’amore, o quanto meno di pietà, per questo ambiente devastato: nel comprensorio apuano le parole maggioranza e opposizione sono prive di senso;
  • potremmo parlarvi di come non vengano rispettate le seppur minime regole sindacali e di sicurezza sul lavoro;
  • potremmo parlarvi di come sia assurdo che quell’ente che gestisce questa farsesca area protetta, regga il proprio bilancio quasi esclusivamente sui proventi del rilascio di autorizzazioni di impatto ambientale e grazie al contributo di estrazione del 1% della cosiddetta tassa marmi che ciascun comune gli corrisponde. A nostro avviso un Parco che recepisce dei soldi per ogni tonnellata di quello stesso territorio che dovrebbe proteggere e che invece autorizza a liofilizzare, non è degno di questo nome.
  • potremmo infine parlarvi, di chi non si accontentava di fare il sindaco per 1300 al mese e che per integrare ha fatto mettere le telecamere all’ingresso e all’uscita dai vari siti estrattivi, per ciucciarsi la percentuale su ogni singolo blocco che scendeva dal monte per essere poi fatto a fette;

Ma invece oggi inizieremo dalla strettissima attualità e questo perché siamo fortemente convinti che il pesce puzza dalla testa.

Molti toscani sono giustamente indignati per il caso concerie e per quel famoso comma – scritto da un avvocato e presentato da un consigliere – che come al solito avrebbe portato a risparmi per pochi e all’inquinamento per tutti.

Ecco carissime e carissimi, per noi che giornalmente ci battiamo per la tutela dell’ambiente apuano, il marcio sistema che sta venendo alla luce, non ci ha minimamente sorpreso. Perché? Perché nel 2015 la stessa maggioranza partitica che allora supportava l’allora Presidente Rossi e che oggi sostiene Eugenio Giani – appoggiata anche dalla minoranza –varò quella parte del piano paesaggistico concernente l’area del Parco delle Apuane, dopo aver riscritto il documento nelle stanze regionali sotto dettatura di una avvocata e di un geologo al solo scopo di favorire un ristretto gruppo di industrie- concessionarie che continuano a devastare il territorio, tagliando a fette le montagne e inquinando la falda. (ci tengo a precisare – senza paura di essere smentito – che le categorie dei professionisti che sviluppano i piani di coltivazione (geologi, architetti e geometri) sono le più efferate nel mandarci giornalmente le loro velate minaccie di morte.

Ma voglio ricordare il fattaccio del Piano di Indirizzo Territoriale per chi ha scarsa memoria o per coloro che facendo finta di non sapere si sono turati il naso rivotando questa amministrazione regionale nemica dell’ambiente. Ebbene, l’allora assessore alla pianificazione territoriale e paesaggistica Anna Marson voleva chiudere almeno quelle 30 cave che scavavano in VIOLAZIONE di LEGGI DELLO STATO, prevedendo un impiego per il centinaio di operai che avrebbero perso il lavoro, ma niente le pressioni delle varie lobbie e la coltivazione dei bacini elettorali dei partiti tutti, hanno avuto il sopravvento.

Oggi si sta assistendo alla scriteriata apertura di cave RINATURALIZZATE: decine e decine, in un Parco che dovrebbe limitare l’attività estrattiva, non aumentarla a dismisura, perché è un Geoparco Unesco, che dovrebbe rispettare i Siti di importanza comunitaria e la Zona a Protezione speciale, protetti dall’Europa.

E invece che succede? Succede che le direttive europee e le leggi italiane sono state sistematicamente derogate dalle varie giunte regionali che si sono succedute: arrivando persino a legalizzare la delinquenziale prassi dell’escavazione in galleria sotto la Zona a Protezione Speciale (per amor di verità, attualmente sospesa dai tecnici della regione)

Ma cosa dice in tutto ciò quell’ente che dovrebbe tutelare la biodiversità delle Alpi Apuane? il Parco con atto approvato dal Consiglio Direttivo nel 2016 e formalizzato nel 2018 ha apportato modifiche al confine delle “area contigue di Parco”, cioè ai buchi presenti nel territorio protetto che contengono le cave, arretrando la linea di confine a danno dell’area Parco e dei siti protetti dall’Europa, limitandosi ad allargare la superficie Parco laddove non si danneggiavano le cave…così giusto per compensare come da italico costume.

E’ vero, dall’inizio di questa pandemia sono centinaia di migliaia i posti di lavoro che purtroppo sono andati perduti, ma nonostante questo Apuane Libere vuole ribadire con forza questo concetto: il sistema estrattivistico apuano va urgentemente riconvertito in altra economia meno impattante e non solo perché il prelievo di 5.000.000 di tonnellate annue di roccia non sono più sostenibili da questa catena montuosa – e questo ce lo dico quei pochi geologi non al soldo dei concessionari – ma soprattutto perché i danni procurati alla collettività superano di gran lunga i benefici occupazionali. La riconversione di quella economia predatrice che sta letteralmente sbriciolando un’intera catena montuosa – grazie al menefreghismo della giunta regionale toscana – non è stata neanche presa in considerazione nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Ci metteremo tutto il nostro grande cuore, pur consapevoli che da solo non basterà e quindi la nostra organizzazione di volontariato si occuperà di:

  • difendere e conservare – grazie all’opera dei propri soci volontari – l’intero e complesso ecosistema, ricompreso specificatamente all’interno della catena montuosa delle Alpi Apuane, dai tentativi di distruzione da parte dell’uomo;
  • valorizzare e promuovere gratuitamente tutte quelle attività economiche compatibili con l’ambiente che sono alternative a quell’irrazionale consumo di risorse naturali che va sotto il nome di estrattivismo: anche al fine di riconvertirne – progressivamente e senza shock occupazionali – quella “produzione” non più sostenibile dai vari habitat;
  • compiere tutte quelle azioni dimostrative o di semplice osservazione sul campo volte a notificare – anche attraverso segnalazioni, denunce, ricorsi e querele – alle autorità competenti in materia, tutte quelle attività illegali e/o pericolose per l’ecosistema montano che volta volta dovessero palesarsi durante la propria attività;
  • produrre materiale scientifico, tecnico, culturale e didattico – sia esso in forma cartacea, informatica, fotografica, audiovisiva o filmata – attinente lo scopo sociale e distribuirlo e/o diffonderlo attraverso qualsiasi mezzo di informazione;
  • organizzare – in proprio o con la collaborazione di altri organismi – manifestazioni, convegni, assemblee, incontri, dibattiti, conferenze, presentazioni e mostre (anche fuori dai confini regionali e nazionali) di natura pubblica attinenti allo scopo sociale;

Per cambiare le cose bisogna studiare le leggi che tutelano l’ambiente, informarsi giornalmente, ma dovremmo anche sporcarci le mani sul campo, per denunciare l’escavazione selvaggia fuori dai permessi, l’intercettazione non denunciata di cavità carsiche, il taglio non autorizzato dei boschi, lo sversamento di sostanze inquinanti, ma anche tanti fenomeni di bracconaggio ed illegalità diffusa che giornalmente si verificano all’interno – udite udite – dentro un Geoparco mondiale dell’Unesco. Si, proprio così – amiche e amici – quello che molte persone non sanno è che all’interno dei confini del Parco Regionale delle Alpi Apuane.

Ma facciamo ora un piccolo passo indietro nella storia: nel 1976 vennero raccolte 7743 firme tra la popolazione toscana per l’istituzione di un Parco e nel 1985 nacque l’attuale Parco Naturale Regionale delle Alpi Apuane.

A distanza di 45 anni, vi informiamo che Apuane Libere ha mandato al ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, la bellezza di 5320 firme di cittadini che chiedono a gran voce l’istituzione del Parco Nazionale delle Alpi Apuane. Un parco dove – realmente – ogni singolo aspetto della natura sia realmente protetto.

Le prime iniziative di APUANE LIBERE saranno la richiesta di incontri mirati con gli organi istituzionali di Governo, e l’organizzazione dell’annuale “Festa dell’ambientalismo apuano” che si terrà come da tradizione la prima domenica di luglio e che comprenderà due grandi eventi, il primo intitolato “Un fiore a Passo Croce” destinato a ripulire dai rifiuti le valli di Arni e di Arnetola, il secondo “Bandiere apuane al vento” durante il quale accompagneremo gratuitamente dei piccoli gruppi di persone sulle 30 cime delle Alpi Apuane e, a conclusione di questa escursione collettiva, sarà dispiegato un enorme striscione per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo importante problema ambientale.

Noi per le nostre amate montagne martiri ci abbiamo messo la faccia, ci siamo adesso e ci saremo fino a quando, anche l’ultimo sito di morte e di distruzione – ad iniziare da quelli interclusi dentro in confini del Parco – sarà chiuso. Ma abbiamo il sostegno e l’aiuto di tutte e tutti i cittadini onesti e di buona volontà, perché prima di tutto questa è una lotta della civiltà contro quella barbarie mascherata da lavoro e denominata estrattivismo.

Prima di lasciare spazio alle vostre domande – libere e senza filtri – ci piace lasciarvi con le parole del Professor Elia Pegollo, storico ambientalista apuano:

“Le cose che passano ci ricordano che occorre rispetto per quelle che verranno perché si compia il mistero della vita che è una sola, pur nell’avvicendarsi delle sue varie forme di cui la pietra conserva chiare le impronte. E le pietre delle nostre montagne custodiscono insieme le memorie di lontane, grandi fatiche, con le tracce indelebili degli orrori della guerra, il fuoco inesorabile delle sue armi, la paura nello sguardo dei bambini dall’infanzia negata, il dolore dei grandi, lo smarrimento del vivente non umano del territorio, minacciato nei suoi secolari equilibri da un incontenibile forza distruttiva.”