A seguito dell’opera di vigilanza ambientale dei volontari di Apuane Libere e delle successive osservazioni, il barbaro sito estrattivo di Cava Borella – che escavava in Zona di Protezione Speciale nel comune di Vagli di Sotto – non riaprirà più.
Firenze, 5 giugno 2021
L’Organizzazione di volontariato Apuane Libere informa che, grazie al lavoro sul campo ed alla scrivana svolto negli ultimi mesi dai propri attivisti ambientali, il nuovo progetto di coltivazione del marmo relativo al sito estrattivo denominato Cava Borella, posto nel bacino estrattivo Monte Pallerina nel Comune di Vagli di Sotto, è stato debitamente diniegato dal Parco delle Alpi Apuane.
Per coloro che non lo sapessero, Cava Borella è stata lavorata fino al secondo dopoguerra e successivamente dismessa nel 1980. Poi nel 1996, fu progettato un lodevole recupero del sito estrattivo da destinarsi ad eventi e spettacoli culturali e per la cui realizzazione, furono impiegati 280 milioni delle vecchie lire (il sito fu utilizzato come spazio espositivo dal 1998 al 2007). Successivamente, l’amministrazione Puglia – di comune accordo con quell’ente che dovrebbe proteggere la natura all’interno dei suoi confini – nel 2011 delibera la riattivazione di questo sito già rinaturalizzato e posto in un incantevole zona boschiva alla testata della Valle di Arnetola.
Si preannunciava già allora un vero e proprio scempio…
Durante i nove anni successivi– fanno sapere dal tritone apuano – le lavorazioni delle tre ditte succedutesi, hanno completamente stravolto gli ecosistemi della zona arrivando pure ad intercettare diverse cavità carsiche senza darne comunicazione, demolire un anfiteatro naturale destinato ad uso pubblico, praticare scavi abusivi in Zone a Protezione Speciale e falcidiare un’intera faggeta senza permesso alcuno.
“Oggi è un giorno di festa per tutto l’ambientalismo apuano – esulta Gianluca Briccolani presidente dell’associazione – e ci permettiamo di dedicare questo grande risultato a coloro che per chiedere la verità sulla vicenda di cava Borella, sono stati ignobilmente trascinati in tribunale, da chi non permette a nessuno di opporsi al sistema estrattivista apuano e a coloro che sono stati minacciati di morte ieri a Passo Sella. Anche se questi ennesimi danni ambientali ed erariali si potevano benissimo evitare – basti ricordare che gli importanti investimenti effettuati a suo tempo per la riconversione della cava sono finiti sotto le fauci degli escavatori – la giustizia ambientale riconsegna un piccolo angolo di mondo al corso naturale degli elementi che ci circondano. E chiaro che non può finire a tarallucci e vino – continua il Presidente – ed è per questo che vogliamo appellarci a quegli organi competenti in materia risarcitoria, affinché anche l’ultima ditta concessionaria del sito estrattivo, la Faeto Escavazioni, rifonda all’erario i frutti marci di quegli scavi abusivi in galleria e in difformità all’originario piano di coltivazione, il cui danno economico non è stato mai risarcito. Ringraziamo di cuore – conclude Briccolani – tutte quelle socie e quei soci, che con la loro vigilanza ambientale hanno aiutato gli organi competenti a deliberare questo importantissimo diniego: da oggi il Parco Naturale Regionale delle Alpi Apuane, è un po’ di meno quel parco delle cave che sta facendo vergognare noi toscane e toscani, come comprendente uno dei 43 disastri ambientali a livello planetario.
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