IL COMPLESSO CARSICO DEL MONTE CORCHIA SULLE ALPI APUANE CON IL SUO FAMOSO “ANTRO”, È STATO INQUINATO ED INTERCETTATO DA ALCUNI SITI ESTRATTIVI SOPRASTANTI.
L’ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO APUANE LIBERE CHIEDE AL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA ED ALLA REGIONE TOSCANA, IL COMMISSARIAMENTO DEI VERTICI DELL’ENTE PARCO, PERCHE’ COLLUSI CON CHI NON RISPETTA LE LEGGI CHE DISCIPLINANO LA COMPATIBILITA’ AMBIENTALE.
Firenze, 2 luglio 2022
L’organizzazione di volontariato Apuane Libere, ha inviato una richiesta di intervento statale al Ministero della Transizione Ecologica a Roma, per denunciare l’inquinamento di un importante ramo del complesso carsico del Monte Corchia, il quale costituisce uno dei più importanti sistemi carsici a livello italiano e di comprovato interesse scientifico internazionale. All’interno di alcuni pozzi – fanno sapere dal tritone apuano – l’imbiancamento dell’ambiente ipogeo è ingentissimo ed inequivocabilmente dovuto alla segagione del marmo (in gergo Marmettola) proveniente dai piazzali e dalle gallerie dei soprastanti siti estrattivi in concessione alla Società Cooperativa tra i Condomini dei Beni Sociali di Levigliani.
Non solo, le immagini ed i video prodotti all’interno dei cantieri delle cave dei Tavolini A e B, stanno a testimoniare che le enormi quantità di fanghi, terre e olii esausti – infiltrandosi giornalmente dentro le fratture presenti nei tagli di cava – possono portare l’inquinamento nelle falde sotterranee (presenze inquinanti sono già state segnalate in passato anche nei rapporti di ARPAT) contaminando le sorgenti della zona: prima fra tutte la direttamente collegata idropotabile “Fontanacce di Cardoso” nei pressi di Stazzema. Oltre ai fini fanghi di lavorazione e alle graniglie prodotte dalle tagliatrici a catena diamantata che certamente sono meno trasportabili dall’acqua, Apuane Libere ha segnalato l’intercettazione di nuove ampie cavità sicuramente connesse con parti note e non note di questo importantissimo Geosito e scavi fuori da perimetri autorizzati, che hanno creato violazioni a tutte le prescrizioni impartite dai permessi rilasciati dagli Enti preposti.
“Grazie all’instancabile presenza sul territorio dei nostri speleologi volontari – spiega Gianluca Briccolani, Presidente di Apuane Libere – abbiamo presentato una seconda ed ancora più circostanziata denuncia ambientale, corredata da ben 22 immagini e 7 video inerenti questo colossale scempio: il vergognoso sacrificio di una cavità carsica che tutto il mondo ci invidia, immolata sull’altare del profitto economico e degli interessi di alcuni privati. Ma a differenza della denuncia presentata un anno fa, a cui nessuno degli 8 enti contattati ha voluto o potuto dar credito, stavolta – guardandoci bene da mandare le nostre segnalazioni a chi alza la cornetta per contattare direttamente le varie Ditte del settore lapideo – abbiamo trovato terreno fertile in alcuni uffici romani del MITE.
Il riscontro sul campo dei nostri soci volontari – continua il Presidente – servirà anche a smascherare tutti quei dirigenti e amministratori che governano i territori apuani a tutti i livelli e che, a parole dicono di voler tutelare l’ambiente, ma con i fatti stanno sacrificando i più preziosi ecosistemi della nostra amata catena montuosa: in primis quell’ipocrita dell’assessore all’ambiente e alla difesa del suolo del Comune di Stazzema, Alessio Tovani, il quale, da praticante nel carsismo ipogeo dell’Antro del Corchia, sa benissimo come stanno i fatti, ma si guarda bene però dal denunciarli.
Per non parlare della grave carenza di acqua dovuta alla scarsità di piogge – destinata a peggiorare nel tempo- che dovrebbe indurre tutti coloro che hanno potere decisionale a livello comunale e regionale, a tutelare dall’inquinamento le acque potabili della zona e vietare tassativamente il loro prelievo per il taglio della montagna apuana, che rappresenta il più grande serbatoio idrico della Toscana.
Se esiste qualche Pubblico Ministero che abbia voglia di far bene il proprio lavoro – conclude Briccolani – questo è il momento di farsi avanti, perché è ora di porre fine a questi veri e propri crimini ambientali che giornalmente si compiono in questa farsa di Parco delle Cave dove tutto è permesso perché nessuno controlla.”
Per informazioni:
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Claudio Grandi
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