APUANE LIBERE ALLA WHITE MARBLE MARATHON!

Domenica 19 Febbraio si è tenuta una gara podistica tra Massa e Carrara chiamata come uno scioglilingua per chi non padroneggia l’inglese. Lì dove le montagne si sciolgono e l’inquinamento da marmettola no ma rimane a peritura memoria fino ad arrivare sulle spiagge che forse un giorno potranno concorrere a essere come quelle della Solvay a Rosignano.

Lo maratona era la White Marble Marathon una gara e un evento che, come associazione avevamo deciso di non prendere neanche in considerazione facendo una sorta di boicottaggio. Anche se nessuno sarebbe stato di certo ad aspettare noi, questo ce lo immaginiamo. Era stato motivo di interrogativo perché in realtà tra le fila di Apuane Libere ci sono molti atleti, alcuni di essi anche podisti che avrebbero potuto partecipare e partecipare bene. Ma così era stato poi deciso in maniera condivisa.
Il fatto è che a un certo punto ci è arrivata la proposta da parte di un simpatizzante della nostra associazione e amante delle Apuane che ci aveva chiesto di poter portare una nostra bandiera sul traguardo. Non potevamo rifiutare l’occasione per manifestare a mo’ di presa di giro il nostro disgusto, non tanto per la manifestazione in sé, quanto per la comunicazione che ne viene fatta.


La White Marble Marathon si era presentata come evento a impatto zero “la prima maratona plastic free in Italia”. Viene un po’ da ridere… Una maratona che passa tra i posti con urgenze ambientali nuove e vecchie ma che, come i tempi comandano, si fregia come sostenibile a livello ambientale. Dagli scioglilingua si passa ai giochi di prestigio. Chissà se con la stessa magia saranno finalmente risolti i problemi di bonifiche Farmoplant, o gli inquinamenti da marmettola, o il suo stoccaggio che nessuno vuole. Pensa te, tanti problemi e bastava una magia.



È lo specchio di questi tempi. “Plastic free” , senza plastica. Felici per l’utilizzo ridotto dell’usa e getta. Dico ridotto perché l’organizzazione non fornisce materiale plastico non compostabile, ma come da regolamento niente vieta ai podisti, chiaramente , di portarsi gel monodose. Ma lasciamo perdere.
Oltretutto la maratona si occupa di collaborare (o ha altre emanazioni, non siamo riusciti a capirlo) con onlus che hanno fatto un lavoro importante. Charity in the world (beneficenza nel mondo) per esempio, che titola sotto il suo nome “no water no life” (senza acqua non c’è vita). Non stiamo assolutamente criticando l’associazione o i progetti per far avere acqua pulita in africa, mettiamo le mani avanti. Siamo ad analizzare la costituzione di una manifestazione che ruota intorno al mondo marmo, finanziata dal marmo, in ambienti dove l’estrazione del marmo è stata, è, e sarà un problema prima di tutto per l’acqua. Oggettivamente, non è la nostra opinione e non lo diciamo solo noi. Un territorio in cui i paesi rimangono per giorni isolati senza acqua potabile, dove c’è l’incidenza più alta di tumori del centro italia. Chiaramente ogni onlus ha il proprio statuto. Noi non potremmo neanche farla una cosa del genere, però ci piacerebbe far capire alle associazioni le dissonanze cognitive che spesso ci sono dietro anche a semplici manifestazioni.



E poi il succo di tutta la campagna comunicativa: questa spennellata di verde e attività sociale in questa manifestazione vengono dallo sponsor/promotore principale, “la fondazione marmo onlus”. Vien quasi da ridere se non ci fosse da piangere. Come se Philipp Morris promuovesse passeggiate all’aria fresca e pulita dopo aver venduto sigarette all’uscita di scuola. Chi ci segue sa cosa è la “fondazione marmo” e come sia importante stare lontani da questo tipo di sponsorizzazioni. Perché c’è una parola inglese che tutti hanno imparato a conoscere negli ultimi anni, ma che in realtà forse è un concetto complesso non facilmente assimilabile da tutti: il “greenwashing”. Anche qui purtroppo una parola inglese. Amo l’inglese e la sua sintesi nel raccogliere i concetti, ma in un paese dove l’inglese è maneggiato poco e male come il nostro forse non arriva il concetto. Forse “paraculismo” già si avvicinerebbe. Anche se purtroppo ha spesso ha un aspetto scherzoso. Le società, soprattutto chi fa enormi danni pubblici con enormi guadagni privati, hanno bisogno di rifarsi una verginità, come si usa dire. Ma l’aspetto è più complesso perché ci sono interi comparti dove la concorrenza tra varie società a un certo punto si unisce per cercare di ottenere questa fedina un po’ ripulita. Appunto, è quello che è successo con le grandi società del tabacco per decenni, prima di arrivare a una diffusa conoscenza di ciò che è il tabacco. È ciò che è successo con le “bevande gassate dolci”. È ciò che sta succedendo con il comparto automobilistico.


Anche il comparto del marmo che in Toscana sta devastando una catena montuosa e inquinando la principale riserva idrica della regione, sta piegando da anni amministratori a legiferare “ad societatem”, sta spesso eludendo il rispetto delle leggi di natura ambientale e di tutela dell’acqua, però vuole non essere troppo brutto come i maledetti ambientalisti lo stanno dipingendo. La cosa poi di mettere l’estrattivismo apuano tra i 43 peggiori disastri ambientali mondiali nel famosissimo film documentario “Anthropocene – The human epoch” forse non è andata giù.
Perciò negli ultimi anni, come molte altre aziende o settori, anche le aziende del marmo si son date da fare. Anche regalando borracce riutilizzabili nelle scuole, agli stessi scolari che magari hanno problemi a bere l’acqua del rubinetto a casa, quando è troppo torba a causa della segagione di marmo sversata negli alvei fluviali vicino a cui vivono. A questo punto c’è da piangere più che ridere.

Per quanto riguarda la “maratona del marmo bianco” noi però non ci siamo voluti fare il sangue troppo amaro. Ci preme far capire questo concetto di pennellata verde, l’ennesima, sul quel bianco che non tornerà più bosco o montagna ma rimarrà ferita aperta. Magari ossidata e scura come il mondo che l’ha prodotta. Questo ci preme.

Dopo confronto abbiamo accettato ben volentieri l’offerta del simpatizzante (probabilmente futuro socio ad honorem!) a cui è stata data una bandiera. Il corridore (pardon il runner) ha conquistato un ottimo 30’ posto tra gli assoluti ed è passato sul quel traguardo delle ipocrisie con la bandiera di Apuane Libere. Lì c’erano alcuni nostri volontari a dargli tutto il calore di cui aveva bisogno. Come sempre ripetiamo che il nostro nome è un auspicio e speriamo prima o poi di veder liberati queste montagne dall’ipocrisia prima e poi dalla macelleria che le sta facendo scomparire.

Grazie a chi ci ha fatto questa proposta, grazie alle volontarie e i volontari che erano lì e che hanno distribuito creato ad hoc un volantino che lasciamo qui in foto. Un volantino sarcastico a presa per i fondelli e sintetico di cui questo post vuole essere complementare. Speriamo che qualcuno, magari tra i corridori, si sia poi posto due domande, a questo giro non c’era uno sversamento o una riapertura contro cui protestare ma un concetto che cercheremo di far capire sempre di più, il greenwashing o “paraculismo verde”.

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